Definire l’umorismo è un’impresa assai complicata. Spesso i concetti di umorismo, comicità e satira hanno confini molto fluidi e vanno a sovrapporsi. Secondo Laura Salmon, esperta di teoria della letteratura, la comicità “è quel tipo di rivoluzione che non fa crollare il potere, ma solo chi lo rappresenta”. L’umorismo, invece, “rappresenta una breve immersione nell’anarchia: viene compromessa sia la gerarchia, sia la struttura, si prova l’euforia della libertà, ma accompagnata dal sentimento di smarrimento che ne consegue”.
Secondo questa interpretazione, satira e parodia sono una forma di derisione che prevedono una verticalità, un senso di superiorità nei confronti dell’oggetto di derisione e una distinzione tra noi che deridiamo e voi che siete derisi. L’umorismo aiuta a sviluppare una riflessione attraverso il senso del contrario ed il paradosso, che si esprimono nel conflitto interiore che si genera tra l’empatia e la derisione.
Giacomo Papi elabora un concetto di satira molto esteso, andando ad inglobare parte di quello che potrebbe essere inteso come umorismo. Fa una distinzione tra satira bulla e satira specchio dove la prima è quella forma di derisione che prende di mira un personaggio di potere mettendolo a nudo. La seconda, invece, è una forma di derisione dei costumi della società, di alcuni particolari orientamenti sociali. Prende di mira noi stessi, noi tutti, con l’autoironia.
La satira specchio e l’umorismo elaborato dalla professoressa Laura Salmon, hanno in comune la volontà di innescare una riflessione. L’umorismo, infatti, come ogni forma di comunicazione artistica, ha come scopo principale quello di ristrutturare il sistema cognitivo, di mettere in discussione le chiavi di lettura che abbiamo per interpretare e comprendere il mondo, generando al tempo stesso piacere.
Abbiamo bisogno di una satira e di un umorismo che sappiano fare ironia della narrazione mediatica, che aiutino ad andare oltre il ragionamento semplicistico della destra e smontare la retorica della cosiddetta sinistra istituzionale inconcludente e sempre più liberista. Forse la forma di satira che più conosciamo è quella degli anni passati, vicina alla sinistra, che prendeva di mira personaggi politici avversari. Mentre negli ultimi anni sta emergendo un’ironia spicciola di destra con la diffusione di meme sul web che sdoganano discriminazione e intolleranza.
Sarebbe interessante se si sviluppasse un filone di letteratura satirica libertaria. Ma non meno importanti ed efficaci sarebbero le vignette umoristiche che potrebbero diventare virali sui social. Ci sarebbe molto lavoro da fare e potremmo cominciare dalle questioni di attualità. Il governo sta cavalcando le vicende sui migranti e sui rave per ottenere delle vittorie politiche e un successo in termini di consenso.
Ma noi dobbiamo andare al centro delle questioni per metterne in evidenza il senso. Potremmo dire attraverso una vignetta o con una battuta: “Stop ai rave. Grazie al decreto del governo? No, il gasolio per i generatori costa troppo” per comunicare che il governo non si sta occupando di questioni essenziali che interessano tutte/i. Allo stesso modo potremmo declinare in numerosi versioni una battuta che sposti l’attenzione dalle migrazioni verso l’Europa alla presenza di aziende e militari italiani in paesi del continente africano per l’estrazione di gas e petrolio. Si potrebbe comunicare che abbiamo preso le loro risorse, e continuiamo a prenderle, li abbiamo lasciati in condizioni di povertà ma non vogliamo che vengano da noi a cercare migliori condizioni di vita. Si potrebbe essere più sarcastici nei confronti delle politiche lavorative del centrosinistra italiano accomunando lo schiavismo colonialista con l’abolizione dell’articolo 18: “Dopo l’abolizione dell’Articolo 18 sono aumentati i flussi migratori verso l’Italia. Gran parte di loro sono nostalgici dello schiavismo”.
L’umorismo è uno strumento indispensabile che il movimento anarchico può utilizzare per suscitare e diffondere nel paese una riflessione sulla politica istituzionale, per prendere consapevolezza dei limiti della sinistra istituzionale, per stigmatizzare la partecipazione al voto. Può essere utile anche per fare autoironia sul pregiudizio sociale nei confronti degli anarchici, per decostruirlo. Ma è sicuramente un utile strumento di propaganda.
Francesco Scatigno